Domenico Crivelli: L' Arte del Canto ossia Corso completo d'Insegnamento
sulla Coltivazione della
Voce - Londra, 1820
Domenico Francesco Maria Crivelli (Brescia,
7 giugno 1793 – Londra, 31 dicembre 1856) è stato un tenore, maestro di canto e
compositore italiano naturalizzato inglese, conosciuto semplicemente come Signor
Crivelli dai suoi contemporanei.
Figlio del celebre tenore Gaetano Crivelli
(1768-1836), Domenico Crivelli, all'età di soli nove anni, avendo seguito il
padre a Napoli nel 1803, ebbe la possibilità di studiare canto sotto la guida
di V. G. Millico. Successivamente, a undici anni, ebbe come maestro al
conservatorio di S. Onofrio F. Fenaroli. Nel 1812 si spostò a Roma per
approfondire i propri studi con N. Zingarelli. Nondimeno, un anno più tardi, lo
ritroviamo a Napoli ove iniziava a comporre. I suoi primi lavori appartengono
al genere sacro; ma già nel 1816 egli ebbe modo di comporre un'opera seria per
il S. Carlo, che però non fu rappresentata per l'incendio del teatro. Sulla
scia del padre, Domenico divenne anch'egli tenore.
L'anno dopo, nel 1817, seguì il padre oltremanica,
il quale trasferitosi a Londra era stato appena assunto come primo tenore dal
King's Theatre di Londra. Questi, Crivelli padre, aveva studiato con Andrea
Nozzari e Giuseppe Aprile, e più tardi insegnò al tenore Domenico Donzelli che
rappresentò lo snodo di passaggio tra il baritenore di stile neoclassico e il
tenore di forza romantico. Nel quadro della sua notevolmente durevole carriera,
Crivelli padre non si mise in mostra tanto per le sue abilità virtuosistiche,
quanto per la capacità di valorizzare al meglio le sue qualità di baritenore:
l'accento vibrante e appassionato e il vigore espressivo, contribuendo così a
quella rinascita tardo-settecentesca del Bel Canto che sarebbe poi sfociata nel
periodo d'oro rossiniano, nel quale pure, forse proprio per le sue
caratteristiche poco acrobatiche, non giocò poi praticamente alcun ruolo
diretto.
Qui, a Londra, Crivelli figlio compose alcuni
brani staccati per canto (del genere dell'aria, arietta, duettino e canone) ed
una cantata a 3 voci con accompagnamento d'orchestra. Tornato in Italia, fu
nominato maestro di canto nel Real Collegio di Napoli. Successivamente fu
ancora a Londra e, nel 1823, quando fu fondata la Royal Academy of Music, vi
entrò come primo professore di canto, incarico che continuò a ricoprire fino
alla sua scomparsa, insegnando a quelli che sarebbero divenuti i maggiori
cantanti lirici inglesi del XIX secolo.
Morì il 31 dicembre 1856, a 71 anni, nella sua
casa di Upper Norton Street a Portland Place; fu sepolto nel cimitero di Kensal
Green.
Fra le sue opere didattiche bisogna citare L'arte
del canto (1820 / 1841), scritto in italiano e inglese e tradotto in
numerose lingue, che fu per molti anni uno dei testi base nello studio del
canto lirico presso le accademie britanniche.
Il metodo didattico di Crivelli figlio, il cui
titolo completo recita così "L'ARTE DEL CANTO ossia Corso completo
d'Insegnamento sulla Coltivazione della Voce", è diviso in due parti:
1) una prima parte introduttiva, costituita dalle
seguenti sezioni:
Introduzione - Delle differenti voci umane
(divise in: Basso, Baritono, Tenore robusto, Tenore leggiero, Contralto,
Mezzo-Soprano, Soprano) - Tavola delle differenti voci - Spiegazione
dell'organo vocale - Osservazioni generali: Dell'estensione delle voci, Dello
stile di musica, Del saper far uso del fiato, Del cambiamento delle voci
(diversi effetti tra maschio e femmina della "muta vocale" e uso
della voce prima del cambiamento di voce), Metodo per assicurarsi della qualità
della voce
2) e una seconda parte dedicata agli esercizi
pratici (vocalizzi) costituita dalle seguenti sezioni:
Esercizj per assicurarsi della qualità delle voci
(Messa di Voce) - Esercizj per coltivare l'orecchio (Con Portamento di Voce) -
Esercizj (Esercizio della scala cromatica di suoni sostenuti, Volatina
cromatica, Volatina diatonica) - Degli esercizj sugli ornamenti
(L'Appoggiatura, Il Gruppetto, Il Mordente, La Sincope, Il Raddoppiato, La Nota
Puntata, La Nota Legata, L'esercizio della settima Maggiore e Minore, Il
Trillo) - Osservazioni sull'esercizio dei Solfeggi (Sei Solfeggi) -
Osservazioni: Sulla libera articolazione, Esempj di false accentuazioni,
Adattazione dei suoni sulla corretta declamazione delle parole - Ventisei scale
- Dodici Esercizj sugli accenti prolungati.
Come scrive lo stesso Crivelli,
nell'introduzione: "Per produrre lo sviluppamento, della voce umana col
più gran vantaggio, bisogna prima imparare a conoscere la struttura fisica
dell'organo vocale, esaminando diligentemente la sua esatta positura nella gola,
per poter perfettamente comprendere la forza naturale della sua azione nella
produzione dei suoni, derivando da ciò e le varie qualità, e la forza della
flessibilità, ed energia della voce. E come il saper far buon uso del fiato è
di somma importanza ai cantanti, conviene studiare ancora attentamente lo
stato, le funzioni, e la capacità d'espansione dei polmoni". L'obbiettivo
di questo studio anatomico dello strumento vocale è, continua il Crivelli,
quello da parte del Maestro nei confronti degli allievi di "procurar loro
nel tempo stesso, e facilità e forza nell'articolare, modulare, e sostenere i
suoni, ed a somministrar loro quell'arte incantatrice nell'esprimere con brio e
delicatezza tutti i sentimenti, e le varie passioni dell'anima".
E specifica che non basta avere il talento
naturale di una bella voce per essere dei veri cantanti, ma che è necessario
usare in modo intelligente la gestione del proprio strumento canoro:
"Molti credono eziandio, che il principale attributo d'un cantante sia
quello di possedere una bella voce, ma in ciò s'ingannano (...) Una bella voce
è senza dubbio di grandissima assistenza ad un cantante (...) ma l'arte del
canto gli somministra quel poter magico d'imprimere nello spirito degli uditori
i varj sentimenti e passioni espresse nella composizione, e per ottener ciò la
cultura delle facoltà intellettuali, e riflessive sarà tanto utile che quella
dell'organo vocale. Il cantante dunque che aspira ad eminenza e celebrità, deve
con zelo e perseveranza coltivar anche la sua mente."
Per dimostrare concretamente questa affermazione,
Crivelli cita dei noti cantanti senza grande conoscenza musicale o non
particolarmente dotati di bella voce: "...citerò quì in confirmazione
prima Ansani, La Banti e La Catalani, che avevano poca o nessuna conoscenza di
musica, e poi Pacchiarotti, Velluti e La Pasta, che non erano stati dotati
dalla natura d'un bell'organo vocale."
La personale applicazione vocale e mentale, e non
la sterile imitazione di qualche voce celebre presa per modello, è il segreto
dell'eccellenza nel canto secondo Crivelli: "e come per riuscire in
qualunque scienza bisogna far uso di molta applicazione, così lo stesso è
indispensabile a coloro, che si dedicano al canto, e che desiderano ottener
celebrità; ed è appunto per la mancanza di applicazione mentale, che appena
pochi cantanti s'innalzano al di là della mediocrità nell'arte del canto. La
più gran parte sforzandosi follemente d'imitar coloro, che sono già celebri, ed
eminenti, finiscono generalmente per adottare in caricatura solo i difetti di
quelli che si propongono per modelli."
Davvero saggio pure il suo suggerimento, pur fondando
la vera qualità artistica di tutte le voci sull'acquisizione della corretta tecnica
vocale, di rimanere nell'ambito delle proprie qualità canore naturali,
individuali a ciascun cantante: "I miei principj contengono tutto ciò ch'è
essenziale allo sviluppamento generale dell'organo vocale, e quando la voce per
mezzo dell'arte, e della pratica, sarà divenuta capace di sostenere i suoni, ed
avrà acquistato flessibilità, ed egual qualità in tutta la sua estensione
l'artista potrà allora penetrar facilmente nello spirito di qualunque
composizione, e poesia. Ma lo stile di musica il più adatto a ciascun cantante
dipende interamente dalla qualità della sua voce; perché le differenti qualità
naturali hanno differenti poteri, alcune brillano nel canto di portamento, ed
altre per le fioriture, e per l'esecuzione brillante. Qualunque dunque siano le
sue facoltà vocali, l'artista per ottener successo deve contentarsi d'applicarsi
a quello stile di musica, per cui la sua voce è più propria naturalmente".
Egli consiglia inoltre di non esagerare
nell'usare la voce prima della "muta vocale": "Riguardo
all'esercitar la voce nella gioventù prima dell'epoca del suo cambiamento,
ammaestrato dall'esperienza, io consiglio a coloro che a tal epoca danno prova
di potere e disposizione vocale a non abusar di questo dono precario della
natura, facendone pompa, ma ad applicarsi principalmente nell'apprendere i
principj dell'arte, e a non cercar di cantare delle composizioni difficili o ad
imitare i cantanti rinomati, perché, l'imitazione essendo sempre perigliosa,
eglino con tutti i loro sforzi non riusciranno ad altro che a produrre la
caricatura di ciò che voleano imitare, nel tempo stesso eglino dovrebbero
limitare il compasso della loro voce a suoni medj della scala altrimenti le
loro forze saranno di breve durata, perché se la voce è sforzata nella tenera
gioventù invece di svilupparsi gradualmente e vantaggiosamente secondo la sua
disposizione organica, non potrà mai più acquistare nè vigore nè potere
nell'estendere il suono."
Basilare ancora la raccomandazione di sviluppare
la voce a partire dai centri: "l'artista e lo studente devono riflettere
che qualunque siasi l'estensione della voce, la sua vera forza d'espressione
consiste ne' suoni medj, e di più, che questa qualità media non diviene ampia,
e rotonda per mezzo di sforzi, ma in conseguenza della fermezza e facilità con
cui i suoni sono prodotti, e sostenuti, dando loro al tempo stesso, e il poter
di vibrazione, e la capacità d'espansione, e quando questa qualità media,
mediante la pratica, sarà divenuta ampia, e ferma, i muscoli acquistano una tal
flessibilità, che la voce potrà facilmente estendersi tanto all'estremità de' suoni
acuti, come dei bassi, i quali però anche quando si sono acquistati debbono
principalmente usarsi per gli effetti brillanti, e per gli ornamenti."
L'insegnante di canto, dato che non si dovrebbe
mai oltrepassare i limiti naturali di una voce per estensione e repertorio, dovrebbe
subito ben classificare il registro vocale di un giovane cantante:
"...benché colla pratica si possa riuscir a dare ai suoi muscoli un più
forte grado d'elasticità, e di estensione, purtuttavia il cercare a sforzar la
voce al di là de' suoi limiti naturali produce sempre lo stesso risultato,
cioè, asprezza, inegualità, mancanza di giusta intonazione, e qualche volta la
sua perdita totale. Il maestro dunque, che ha acquistato l'arte di analizzar
così, deve con somma diligenza assicurarsi della qualità naturale di ciascuna
voce, prima d'intraprenderne lo sviluppamento, e la cultura, poiché sebbene in
alcuni la qualità sia chiaramente rimarchevole, in altri però s'incontrano
grandi difficoltà per iscoprirne il vero carattere, e perciò, se quel ch'ho
consigliato, non si osserva rigorosamente, la voce invece di svilupparsi
espansiva, ed eguale, diverrà debole, stridente, e tremola."
La corretta classificazione è vitale anche
perché: "La spessezza, e grandezza dei muscoli, che danno azione
all'organo vocale, variano secondo le differenti qualità di Voce, così i
muscoli dell'organo son più fortemente costrutti nelle Voci più basse di quelli
delle voci più alte, e questo basta a spiegare i vari gradi di flessibilità
nelle differenti qualità di voce. (...) Ogni sforzo dunque, che cagiona una
contrazione muscolare, comprime lo spazio nella gola, ed ogni contorsione della
bocca, e delle mascelle deve conferire necessariamente una tendenza o gutturale
o nasale, e distruggerne così la qualità, la quantità, ed il potere di
vibrazione."
A partire da un disegno che "rappresenta
tutte le parti della bocca e della gola messe in azione nella coltivazione e
nello sviluppo della voce umana", Crivelli spiega le varie parti
dell'organo vocale e il loro funzionamento: "la Lingua, l'Ugola, il Palato
molle, il passaggio che comunica col naso, la Laringe, l'Epiglotta, la Canna
de' Polmoni, il Rema, o apertura della Laringe, tra la quale il fiato passando
nel montar dai Polmoni produce i suoni vocali, le Vertebre del collo,
l'espansione della Gola, la Cavità della Bocca."
Domenico Crivelli, dunque, è tra i primi, assieme
a Garcia figlio, a porre l'attenzione, nei primi decenni dell'Ottocento, sull'urgente
necessità di conoscere il funzionamento interno dell'organo vocale:
"Quest'analisi dell'organo, frutto della mia lunga sperienza, non è stata
quasi mai intrapresa, e quasi nessuno ha finora sufficientemente applicato le
sue ricerche a tale effetto. I Maestri contentandosi generalmente d'insegnare
ai loro allievi a cantar la melodia, lasciando allo studente la cura di formar
la sua voce, e questi mancando di principj stabiliti, e non conoscendo la
struttura fisica del suo organo vocale, né regole per guidare i suoi studj, la
sua voce rimane sempre in uno stato imperfetto ".
Egli pone particolare attenzione, tra le altre
cose:
- al corretto uso della laringe che, abbassandosi
o alzandosi, si inclina verso l'espansione della Gola o verso la cavità della
Bocca (vibrazioni di testa),
- al sapiente innalzamento del palato molle,
- all'azione elastica dei muscoli,
- al giusto impiego delle labbra,
- al "saper far uso del fiato", dal
quale dipendono la precisione dell'intonazione ed il necessario effetto del
chiaro-scuro nel tono vocale,
- all'assoluta necessità di emettere i suoni
eseguendo la "messa di voce",
- all'esecuzione di tutti gli intervalli, dalla
2a alla 8a, con "portamento di voce".
Quanto alla seconda parte, quella degli esercizi
pratici, come ancora lui stesso scrive sempre nell'introduzione del suo metodo,
l'obbiettivo delle sue scale progressive è sia di far raggiungere alla voce
"elasticità, leggerezza e brio" che di "sviluppare e formare la
voce per mezzo di esse". E continua affermando: "In fatti avendo
cominciato a coltivar la voce degli allievi dalla scala di suoni sostenuti
cromatici fino al trillo, sono riuscito a far loro facilmente apprendere ad
unire i suoni senza sforzo, a coltivare il loro orecchio, a guidar naturalmente
la qualità eguale e rotonda della loro voce, a rinforzarne i suoni deboli, e ad
addolcirne gli aspri, e stridenti."
Da notare come egli insista sempre molto, lungo
il metodo, in alternanza con indicazioni di "marcato" e
"rinforzato", sul far attenzione ad eseguire gran parte degli
esercizi vocali in modo "Leggiero" o "Con leggierezza",
specialmente in quei numerosi vocalizzi d'agilità con le terzine di crome o le
quartine di crome e semicrome, quindi non a 'piena voce' ma piuttosto a 'mezza
voce'.
Egli dà altresì particolare importanza allo
studio dei semitoni: "...la chiave più importante per riuscire nello
sviluppamento dell'organo vocale, è quella dell'esercizio della Scala Cromatica
di suoni sostenuti (...) per mezzo della pratica degl'intervalli Cromatici
successivi, la voce non solo acquista il poter di produrre e sostenere ciascun
suono, ma ottiene bensì quella gradual elevazione, che nel passare da suono a
suono ne addolcisce l'asprezza, o ineguaglianza, e ne corregge quel natural
disgiungimento, o debolezza, che può esistervi; in tutto il progresso di questa
scala la voce dello Studente acquista eguaglianza, fermezza, e quel poter di
modulare con facilità, che ei cercherebbe invano d'ottenere per mezzo delle
note della scala diatonica sostenute separatamente".
A coronamento di quest'opera didattica, oltre a
Sei Solfeggi, troviamo una serie di vocalizzi pratici quali le Ventisei scale e
i Dodici Esercizj sugli accenti prolungati.
Potete scaricare il volume di Crivelli "L' Arte del Canto ossia Corso completo d'Insegnamento sulla Coltivazione della Voce" da questo link: